Unico quadro firmato dallo Zucchi e legato al matrimonio tra Ferdinando I de’ Medici e Cristina di Lorena, rappresenta il momento della Favola di Psiche di Apuleio in cui la giovanedecide di conoscere l’identità del misterioso amante che si reca a farle visita senza mostrarsi. Sarà una goccia di olio bollente, caduta dalla lampada di Psiche, a svegliare Amore e farlo volare via. Tale elemento è di grande importanza anche per la storia attribuzionistica e collezionistica del dipinto, dato che I’erudito romano Iacomo Manilli, nella descrizione della collezione Borghese del 1650, scrive: “Il quadro di Psiche che con la lucerna in mano vuol riconoscere Cupido è di Jacomo Zucca”.
La storia è raccontata negli affreschi di questa sala: disperata, la giovane Psiche giunge al tempio di Venere, supplicandola di potersi ricongiungere con Amore. La dea la sottoporrà a durissime prove: suddividere granaglie diverse in tanti cumuli; raccogliere la lana d’oro da un gregge di pecore; prendere dell’acqua da una fonte su uno strapiombo; scendere agli inferi per chiedere a Proserpina la sua bellezza. Superate le prove, spaventata da quest’ultima impresa, Psiche pensa di buttarsi da una torre, che animandosi le suggerisce come recuperare quanto ordinato da Venere. Durante il viaggio di ritorno, Psiche apre il vaso con il dono della dea degli inferi: un sonno profondo la prende fino a quando Amore la sveglia con una freccia. Il dio chiede a Zeus di convincere Venere ad accettare le nozze e viene celebrata l’unione e l’assunzione di Psiche tra le divinità con un banchetto regale.