Sisina Augusta, coreografa, ed Elisa Lolli, drammaturga, propongono un seminario tematico di teatro-danza e una performance finale aperta al pubblico all’interno di Palazzo Te.

Che cosa significa trasformarsi? Fino a che punto la forma può mutare, senza che muti anche la sostanza?
Il lavoro di ricerca per la creazione di questo workshop nasce da due interrogativi ed è diventato, passo dopo passo, un viaggio profondo e avventuroso attraverso i misteri dell’Essere e dell’Apparire.
Come in ogni progetto, il primo stimolo è arrivato dalla letteratura, in questo caso da due grandissimi autori: Ovidio, il classico, e Kafka, il moderno. Le due storie di mutamento che ci hanno ispirato sono quelle di Orfeo ed Euridice e di Gregor, protagonista de “La metamorfosi”: proveremo ad attraversarle, servendoci di alcune parole chiave, che schiudano la porta a nuove visioni, a un nuovo modo di sentire noi stessi in relazione al tempo, allo spazio, agli altri.

Prima parola chiave: Musica
La musica si trasforma e ci trasforma. Orfeo con il suo strumento incanta e trasforma chi incontra lungo la sua discesa agli Inferi per ritrovare Euridice; l’umanità di Gregor si risveglia ascoltando il suono del violino della sorella.

Seconda parola chiave: Perdita
Ogni trasformazione è prima di tutto perdita, rinuncia, sostituzione. Gregor è privato dei suoi mobili e a poco a poco dei suoi affetti; Orfeo è privato dell’amore attraverso un incidente (il serpente che morde Euridice).

Terza parola chiave: Solitudine
Cambiare forma significa cambiare habitat e cambiare le relazioni con le persone che fanno parte della propria vita. Il primo prezzo da pagare è la solitudine, che può essere transitoria, qualora poi si trovi una propria dimensione anche nella nuova identità; oppure definitiva, quando il cambiamento della propria identità si traduce in disorientamento e sradicamento. Orfeo resta solo, ricacciato alla luce; Gregor finisce prigioniero della propria stanza.

Quarta parola chiave: Relazione
Ogni metamorfosi ha bisogno di uno sguardo che la riconosca, che la certifichi. Il primo momento di ogni trasformazione viene sancito proprio da un mancato riconoscimento da parte di uno spettatore (finanche lo stesso soggetto che si guarda allo specchio), la cui reazione è la prima prova tangibile dell’avvenuta transizione. Ed è sempre la relazione il luogo dell’accoglienza e dell’accettazione della nuova identità, la terra di confine tra il fuori e il dentro, tra la forma e la sostanza. E la relazione per eccellenza è l’Amore. Può sopravvivere l’Amore ad un urto così violento, come quello prodotto dal cambiamento di forma? L’Amore accoglie o giudica? Sa mutare a sua volta, se la vita lo richiede? O la condanna di una metamorfosi è inevitabilmente l’abbandono?

LUOGO 
Palazzo Te

DATE
Laboratorio: 08.07-14.07 dalle 15.00 alle 18.00
Performance: 14.07 alle 19.30

ISCRIZIONI
M. compagniaaugusta@libero.it