Tendiamo a dare oggi per scontata la divisione di competenze tra artista e artigiano e a valutare la concezione di un’opera più della sua esecuzione. L’artista è protagonista assoluto di questo paradigma. Eppure Benvenuto Cellini si formò come orefice e Giulio Romano supervisionò la produzione dei suoi disegni, mettendo spesso a dura prova gli artigiani che dovevano realizzarli, pur non avendo alcuna formazione nella lavorazione dei metalli.

Sulla carta, le saliere, brocche e sculture di Giulio Romano sembrano prodotte senza sforzo, in modo fluido, malgrado la profusione di elementi floreali, animali, e di figure mitologiche in un universo fatto d’oro, argento, conchiglie e coralli. Secoli dopo, le sfide legate alla trasformazione dei suoi disegni in oggetti tridimensionali hanno solo assunto un aspetto differente dalla tradizionale modellazione in creta o in cera.

Il team di Factum Foundation, in collaborazione con Factum Arte, ha dato forma ai disegni tramite un processo di mediazione digitale: i voxels (pixel volumetrici) esistono in uno spazio virtuale e l’esperienza tattile della lavorazione dei materiali avviene sullo schermo. Le competenze e i metodi sono diversi, ma la sensibilità nell’utilizzare Z Brush, Autodesk, Maya e altri programmi per costruire le tre dimensioni, e Materialise Magics per convertire la loro esistenza virtuale in presenza fisica, è la stessa.

Una volta realizzati e approvati i modelli definitivi e stabilite le parti da fondere separatamente, il processo si è avvicinato nuovamente a quello seguito dagli orefici del Cinquecento nel produrre i cinque eccezionalmente complessi oggetti nelle versioni in rame, peltro e argento che possono essere ammirate in mostra.

La collaborazione tra competenze artigianali e tecnologia prende oggi forme differenti, ma il fare dipende ancora da una conoscenza intima del comportamento della materia nel mondo fisico.

Gli oggetti esposti sono disponibili per l’acquisto: le riproduzioni in rame, peltro e argento sono proposte in tiratura limitata e numerata. L’iniziativa è mirata a sostenere i progetti di ricerca e conservazione di Fondazione Palazzo Te.

Per ricevere il listino scrivere a:  segreteria@fondazionepalazzote.it

Nel Cinquecento oggetti in oro e argento erano soggetti a un continuo reimpiego, a volte perché il proprietario voleva aggiornarne l’aspetto o semplicemente per utilizzarne il materiale per battere moneta. Il risultato di questa situazione è che nessun pezzo d’argenteria progettato da Giulio Romano è giunto sino a noi. La mostra “Giulio Romano. La forza delle cose” include nel percorso di visita cinque ricostruzioni tridimensionali, realizzate in collaborazione con Factum Foundation e Factum Arte avvalendosi della più sofisticate tecniche digitali, ispirate ad altrettanti progetti di Giulio Romano. Senza avere la pretesa di sostituire gli originali perduti, queste ricostruzioni ci aiutano a comprendere il grande impatto visivo delle creazioni giuliesche e le ragioni della sua fama internazionale come designer di oggetti per la tavola.