Autore
Stefania Lapenta, Raffaella Morselli
Editore
SilvanaEditoriale
(www.silvanaeditoriale.it)
Pagine
480
Sommario
Prologo
La fine delle signorie italiane e del collezionismo dei Gonzaga alla luce d’una eccezionale revisione documentaria
Andrea Emiliani
Nota del curatore della collana
Raffaella Morselli
Un labirinto di quadri
Storia di dipinti scomparsi e ritrovati, di autori senza opere e di opere senza autori
Raffaella Morselli
Indice dei nomi e dei luoghi citati
A cura di Federica Leoni e Roberta Piccinelli
Atlante dei dipinti
Stefania Lapenta
Indici
A cura di Federica Leoni e Francesca Vischi
Indice dei nomi citati nell’inventario
Indice delle iconografie
Indicate nell’inventario
Indice degli artisti citati nell’Atlante dei dipinti
Indice dei musei e delle collezioni
È possibile tracciare una mappa della quadreria Gonzaga tenendo conto di quattro secoli di dispersioni, delle vendite, dei saccheggi?
Questo Atlante prova a soddisfare tale sfida e tenta di dare voce a tutti quei quadri i cui percorsi collezionistici sono riconducibili, con qualche certezza, alle collezioni ducali mantovane. In tal senso il libro è formato da due parti: un lungo saggio che analizza la storia della quadreria, la sua collocazione e la suddivisione in scuole pittoriche; un catalogo organizzato secondo il filo conduttore dell’elenco dei beni del 1626-1627, primo e unico documento storico che definisce, pur con molte lacune, l’estensione della collezione.
Questo libro è dunque una sfida all’oblio; è un complesso intreccio di persistenze, di documenti, di opere e di autori che spesso non combaciano gli uni con gli altri. È un insieme di indizi che la storia ha occasionalmente lasciato cadere: qui sono stati raccolti, verificando se, all’origine del percorso, corrispondevano all’elencazione antica e se la loro vicenda, anche critica, ha una collocazione nel complesso mondo della bibliografia gonzaghesca.
Il risultato è un catalogo di circa 200 quadri – un decimo dell’intera collezione – di probabile, se non certa, identificazione Gonzaga; e lo specchio dell’inventario del 1626-1627 riflette la loro provenienza mantovana.
Delle lacune del documento guida si dà conto nel testo, come di ciò che non è elencato e di quello che probabilmente ancora può essere ricondotto a tale insieme. Il perimetro, però, ora è tracciato e su questo terreno potranno dare frutti infinite altre speculazioni.
Stefania Lapenta, Raffaella Morselli

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