Il mito di Venere, nella Grecia antica, è stato narrato per esprimere l’esperienza dell’armonia, dell’appartenenza e della fecondità. La Fondazione Palazzo Te, nel rispondere al tempo presente, ha deciso di dedicare a questo mito, a questa dea, le attività del 2021, completando un ciclo sul femminile avviato nel 2018 con la mostra sull’Annunciazione in Tiziano e Richter e proseguito con la mostra Giulio Romano: arte e desiderio nel 2019.
Partendo dal lavoro di Aby Warburg sulla potenza attuale del mito e delle sue forme, il programma del 2021 esplora la narrazione di Venere nella sua capacità di rappresentare il senso della rinascita dall’antichità alla modernità, proponendo due momenti con l’esposizione di un unico capolavoro nella prima parte dell’anno e una grande mostra autunnale di respiro internazionale per rilanciare il Palazzo al più ampio pubblico dopo questi lunghi mesi di emergenza sanitaria. Oltre alle attività espositive, sarà proposto un ampio public program con un convegno internazionale – dedicato al tema di Venere che sarà trattato non solo da un punto di vista storico-artistico ma anche analizzato attraverso la chiave della poesia e della letteratura dall’età classica all’età moderna -, eventi performativi in collaborazione con le associazioni culturali del territorio, talk e incontri allo Spazio Te: sarà un anno ricco di cultura in cui la Città riparte.

Nella Teogonia, Esiodo racconta che, in giorni antichi, Urano, il dio del cielo fertile, avvolto dalle tenebre notturne, si distese sulla Terra (Gea) in un amplesso amoroso. Crono, armato dalla madre di una falce, lo avrebbe allora evirato, gettando il suo membro nel mare. Dalle bianche schiume del mare generate dal membro di Urano sarebbe allora nata una nuova dea: Afrodite. Afrodite dal mare raggiunse le spiagge di Citera e poi di Cipro: a testimonianza della sua divinità la terra fiorì sotto i suoi piedi; Eros e Imeros, geni del desiderio amoroso, la condussero al cospetto degli Dei.
Afrodite o Venere fu così la dea del mare. Nel mare si è rivelata; il suo apparire ha placato le onde e ha reso le acque splendenti come un gioiello. Afrodite è la dea che incarna il mare quieto e scintillante.
È anche la dea della natura in fiore. Si canta la sua danza con le Cariti, spiriti benefici della crescita.
È dea della Charis, elemento connettivo e rigeneratore delle comunità per Aristotele. Appare nei giardini ogni volta che fioriscono. Tiberiano indica la rosa come immagine di Venere; a Cipro Venere pianta il melograno. È la dea che incarna il fiorire che si rinnova.
È la dea dell’amplesso amoroso. Ma non è Eros, di lussuria e procreazione: la sua presenza esprime una dimensione ampia in cui si compenetrano l’appartenenza reciproca, la grazia dell’unione, l’amabilità irresistibile. Non è il ghermire, ma l’incanto dello sguardo. Pindaro definisce il suo cantare come il lavoro nei giardini di Afrodite e delle Cariti. E così Lucrezio la invoca per acquisire alle proprie parole perenne incanto.
È la grazia insita nella bellezza e la leggiadria, che trionfa senza sforzi perché la beatitudine che essa esprime fa beati anche gli altri.
È il dono del realizzare e del capire, del sedurre e rallegrare, giunge a quanto vi è di più sublime nel mondo del pensiero e della poesia.
Cos’è quindi Venere? Ascoltiamo le parole di Walter Otto:
“È la luce che costringe avvincendo ogni cuore, nella quale stanno davanti all’occhio dell’amore tutte le cose e l’interno universo, è la voluttà della vicinanza e dell’unione il cui incanto fa svanire nello sconfinato il contatto tra esseri limitati”.
È la forza capace di unire chi è separato in una nuova immagine del cosmo. L’attrazione che muove il sacro cielo ad avvicinarsi come sposo alla terra. Ricambiato, la feconda e dall’unione sono partoriti fiori e frutti. Venere compie dunque nel mondo degli uomini ciò che Urano aveva avviato e che Crono aveva fermato nel mondo pre-umano: l’unione feconda del cielo e della terra. Solo lei quindi, come suggerisce Lucrezio, può donare la pace al mondo, la pace tra mondi.
Venere è lo splendore possibile, ma anche tremendo.
“Dobbiamo però ricordare che questo regno tanto vasto abbraccia tutto l’universo, comprendendo pure l’orrore e la distruzione. Nessuna potenza può portare tanta discordia e confusione quanto costei, la cui opera è illuminatissima e beata armonia; solo attraverso questa ombra scura il luminoso miracolo di Afrodite assurge a creazione totale”.
Ombra e luce, pacificazione nel desiderio, generazione. Tutte queste parole, che raccontano le speranze del nostro tempo, ci hanno spinti a dedicare il prossimo anno di Palazzo Te a raccontare e vivere assieme, nelle sue diverse forme, il mito di Venere.

Stefano Baia Curioni
Direttore Fondazione Palazzo Te

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